Perche’ kasher

Sulla kasherut ho letto e sentito dire un sacco di sciocchezze. Ed e’ anche ovvio, giacche’ persino i piu’ grandi e sapienti filosofi ebrei non sono d’accordo quanto alle ragioni che stanno alla base di quel complesso di regole alimentari. Quando poi si passa ai non ebrei, cioe’ a coloro che non vivono dentro il sistema di regole ebraiche, la confusione e’ ancora maggiore e ci vuole veramente molta pazienza per non sentirsi trattati come se si fosse parte di una tribu’ di selvaggi che deve ancora scoprire il gusto del cocktail di scampi e nega ai figlioli la altamente proteica carne di maiale.

Eppure per capire le regole alimentari ebraiche basterebbe leggere il libro dove sono spiegate, e cioe’ la Bibbia, e cioe’ la parasha’ (porzione di Torah) che le comprende, al capitolo 11 del Levitico. La parasha  comprende anche la storia di Nadav e Avihu. Non ve la ricordate? Ovvio, e’ solo brevemente riassunta, al v. 2 del cap. 10. Ed e’ una brutta storia.

In breve, questi due cercano di offrire un loro sacrificio a Dio e rimangono fulminati. Quel che e’ peggio, a loro padre (Aron) e ai loro familiari (i Leviti) viene proibito di piangerli e di portare il lutto. Brutta storia, vero?

In tanti hanno cercato di spiegarla. C’e’ chi ha sottolineato che i due cercavano una propria via personale al culto, o addirittura all’estasi, e ci ha visto dietro la censura verso esperienze del sacro tagliate su misura per l’individuo. I protestanti leggono la storia come una punizione verso la arroganza del clero: i Leviti, dopo tutto, erano dei sacerdoti. I cattolici vi vedono, e ti pareva, un generale monito a essere obbedienti.

Io una risposta non ce la ho. La morte non ha una ragione; e anche se ce la ha, scoprire la ragione non aiuta affatto i familiari. Ai quali familiari, in questa brutta storia, viene ordinato di non piangere. E anche per questo non ho una ragione. Se non notare che, nella storia del popolo ebraico, non sono mancati i momenti in cui e’ stato proibito di piangere i propri morti. Qui trovate riassunto uno degli esempi, e non ci spendo tempo perche’, davvero, mi mancano le parole.

E’ che questa storia, dentro il testo -a volerlo leggere, se ne trovano di cose-  funziona come introduzione alla esposizione delle basi del sistema della kasherut. Che e’ un sistema di classificazione della realta’. Quando muore qualcuno dei tuoi familiari, o dei tuoi amici, tu certo hai bisogno di tempo per farti una ragione, anche se una ragione non si trova. Ma, anche, hai un senso di disorientamento.

Il sistema di classificazione del cibo (e di altre dimensioni della vita) che va sotto il nome di kasherut, provvede esattamente questo. Un modo per orientarsi nel mondo. Per non prendere la realta’ cosi’ come e’, e farsene schiacciare. Per mettere di mezzo delle categorie razionali tra te e il mondo. Razionali sono le categorie e come funzionano, ma la ragione ultima non c’e’. Esatto, come nella morte.

Per come la vedo io, che ho letto Rav Kook, credo che la condizione ideale per l’umanita’ sia essere vegetariani. Che, appunto, causa meno morti. Le restrizioni della kasherut relative ai vegetali sono minime, se paragonate a quelle relative alla carne. Siccome non tutti ce la fanno ad essere vegetariani, e non e’ nemmeno sicuro che faccia benissimo alla salute, la kasherut ti rende difficile il consumo di carne. Potrebbe non essere stato questo lo scopo principale di chiunque la abbia inventata, ma l’effetto e’ questo. E, peraltro, uno dei principi base intorno a cui e’ stato costruito questo sistema di regole e’ la proibizione di consumare sangue.

Se la Bibbia vi pare noiosa e non avete voglia di aprirla, qui vi fanno un disegnino sulla storia che avete letto finora, e c’e’ anche la musica.

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