Caro don Fabio

Vediamo  un po’, caro don Fabio.

Lidia Macchi è stata stuprata ed uccisa da qualcuno che conosceva. Lidia Macchi aveva solo amici di CL. MA siete tutti vittime di questo bizzarro e non fondato  “teorema secondo cui l’educazione cattolica sarebbe repressiva”.

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Decisamente, don, Lei non si fa sfuggire alcuna occasione per fare propaganda. Mica per nulla avete costruito una formidabile macchina politica che negli anni Ottanta ha conquistato la DC e trattato da pari con i socialisti. Ci vuole determinazione, per riuscirci. La determinazione dei fanatici.

Con determinazione, infatti, Lei cercava di reclutare fascisti raccontando loro l’origine costantiniana della croce celtica. E spiegava a me che esisteva un complotto delle multinazionali per far vendere più preservativi, inventandosi (anni Ottanta) l’allarme AIDS. Complotto ebraico? le chiesi, e Lei annuì.

Che risata amara mi sono fatto, io e un altro paio di israeliti di cui Lei non conosceva l’origine. Ritrovai quella leggenda anni dopo, mentre collezionavo leggende metropolitane. La trovai ugualmente macabra. Quante cose, caro don, Lei mi e ci ha insegnato sul cattolicesimo in quel breve incontro. Come la riconosco la lagna vittimista caratteristica dei fondamentalisti.

Di quelli islamici che partono dall’islamofobia per giustificare i terroristi.

Dei cattolici nordirlandesi che guardano nel loro passato e raccontano a sé stessi di essere solo vittime, e di avere ragioni per continuare ad ammazzare i protestanti. E viceversa, certamente.  Ma in Italia la voce dei protestanti, negli anni Ottanta, si sentiva poco. Come è che dice la vostra religione? “Amatevi come fratelli”? Ah beh. La nostra, di religione, sa qualcosa sui rapporti tra fratelli. Caino e Abele, Yakov ed Esav… Questioni di interpretazione, certo.

E prima che me lo venga a dire Lei, o qualcuno dei suoi giovanotti del Centro Massimiliano Kolbe (esiste davvero ed è stato inaugurato quando gli scritti antisemiti del tale erano già noti) anche i fondamentalisti ebrei ragionano allo stesso modo. Sono incapaci di vedersi altro che vittime. Ma io ho la Gemara che mi spiega come trattarli.

Mi aiuta anche a vedere una certa ironia, la Gemara. L’ironia di un tizio che predica il celibato come condizione ideale per servire Dio, e poi spiega che esisterebbe un teorema per demonizzare i cattolici e la loro morale con l’ingiusta accusa di sessuofobia. Poveri cattolici, che nell’Italia degli anni Ottanta  erano così perseguitati dai media e non potevano difendersi dalle maldicenze.

E, Gemara o meno, continuo a trovare disgustoso chi usa il cadavere di Lidia Macchi per la sua opera di propaganda.

Cordiali saluti.

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5 risposte a Caro don Fabio

  1. geolimes ha detto:

    purtroppo le risposte che ti ha dato questo sacerdote a suo tempo non mi stupiscono piu’ di tanto e neanche le sue ultime affermazioni…
    Perdona la mia ignoranza e curiosita’: in che modo la Gemara aiuta a trattare i fondamentalisti?
    Un saluto

  2. busfahrer ha detto:

    non so se esista un comando per quotare (talora funziona, io provo, ma non so se wordpress lo prende, per cui uso anche il corsivo):

    Con determinazione, infatti, Lei cercava di reclutare fascisti raccontando loro l’origine costantiniana della croce celtica. E spiegava a me che esisteva un complotto delle multinazionali per far vendere più preservativi, inventandosi (anni Ottanta) l’allarme AIDS. Complotto ebraico? le chiesi, e Lei annuì.

    Io ricordo (era la seconda metà anni ’80) quando l’organizzazzione di destra universitaria aveva indicato in occasione delle elezioni delle rappresentanze universitarie: “quest’anno uniti con i cattolici popolari”.
    Era una circostanza simile? Pensavo fosse un accordo prettamente locale ed estemporaneo ma quanto quotato mi ha fatto ricordare proprio quell’indicazione.
    Io mi tenevo alla larga da questi personaggi.

    • nahum נחום ha detto:

      La storia dei rapporti tra estrema destra e CL è complessa, nella città in cui sono cresciuto. CL a Varese ci è nata, Baroncini faceva parte del nucleo fondatore, composto di figli della borghesia laica e liberale. I fascisti non ci andavano d’accordo negli anni Settanta, ed anzi attaccarono la loro libreria. Nei decenni successivi fecero pace.
      Comunque l’episodio a cui mi riferivo era una chiacchierata durante l’intervallo in un giorno degli anni Ottanta. Il fascista in questione era uno simpatico. Probabilmente perché lui, quanto i suoi camerati, erano disposti a mettere da parte le discriminazioni visto che due su tre delle ragazze più belle erano ebree. Ostentava tutto contento la sua croce celtica al collo (poi se la toglieva quando andava a casa, che il babbo architetto socialista non era molto contento). Il don, che durante l’intervallo continuava la sua attività pastorale anziché rifugiarsi in sala insegnanti, cercò di reclutarlo con quel genere di discorsi.

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