Giovedì podcast. Spiked

downloadCome era? “Chi non è di sinistra a vent’anni non ha cuore, chi non è conservatore a quaranta non ha testa”. Non so chi la abbia detta, pare sia stato Winston Churchill. Che secondo me aveva torto. O sicuramente non conosceva la sinistra italiana. Perché è vero che quando sei sui vent’anni e incappi nella politica, tendi a vedere in maniera positiva tutto quello che va oltre l’interesse individuale, cosa che impari a prendere in considerazione quando sei più maturo, generalmente con famiglia.

Quello che Churchill non poteva sapere era che la sinistra italiana, cercando di contrastare l’influenza della Chiesa cattolica, ha creato una Chiesa. O comunque ha fornito ai suoi aderenti una identità, non solo o non tanto un programma da realizzare quando avrebbero vinto le elezioni. Giacché era chiaro che le elezioni non le potevano vincere (avete presente Gladio?). Essere di sinistra, in Italia, non ha mai significato solamente aderire a un Partito e condividerne il programma. E’ stato, fino a quando quel Partito è esistito o ha resistito, fare parte di una comunità. Qualcosa basato sui valori, quante volte si sente ancora parlare di valori della sinistra, e non su interessi di classe. Ti riconosci in quei valori? Hai fede in quei valori? Ecco la tua Chiesa. Con i suoi riti (i congressi, le manifestazioni), i sacerdoti funzionari, ed ovviamente le gerarchie. Le sezioni come le parrocchie, le Federazioni come le diocesi. Eccetera.

Ed ovviamente, sapete, la sinistra è moralmente superiore. Gli amministratori comunisti non sono mai corrotti. Anzi, il Partito Comunista è quello che ha i titoli per sollevare la Questione Morale. Ne segue che persone di moralità esterne al Partito Comunista, sempre che esistano, sono pochi e sono una minoranza. Aspettano solo il momento per unirsi a noi.

Quindi, quando qualcuno, come è successo a me, abbandona quella Chiesa, diventa un eretico. La Chiesa cerca di convertire gli infedeli, diceva Koestler, a cui devo questa analogia, ma vuole bruciare gli eretici. Ovviamente nessuno ha mai cercato di bruciarmi, ma nei miei anni di Università avvenivano cose simpatiche, a pensarci adesso. Articoli sul sionismo consegnati e non pubblicati. E poi un Tizio che appare nell’ufficio di un mio collega ed esprime “perplessità” sul lavoro che stavo facendo. E il collega gli dice “Oh, ma se vuole lo chiamiamo adesso”. Una delle conversazioni più divertenti della mia vita. Tizio era, tu guarda che strano, in distacco sindacale (aka funzionario, aka prete. Nei panni dell’Inquisitore). Ciao Gianni, mi leggi ancora? Come sta Ivan?

Abbandonare la sinistra italiana non era una cosa semplice. Non basta la canzone di Gaber, Qualcuno era comunista. Significa abbandonare una comunità, spesso fatta di persone generose e intelligenti. Per niente settari. La caricatura di Ferrini, quello che il Partito decide e dispone, e lui non capisce ma si adegua, era, per mia esperienza, una caricatura. Fuori dalle riunioni e dagli apparati, intendo. Dentro, purtroppo, occorreva adeguarsi. Sempre. Fino a quando non ne puoi più e, appunto, esci. Con un sacco di risentimenti. Il risentimento gioca brutti scherzi, da una parte e dall’altra. Ancora Koestler, credo: Essere anticomunisti significa avere compagnie imbarazzanti.

Per niente imbarazzanti, per me, sono questi eretici di Spiked. Il gruppo ha una storia interessante, forse parallela a quella dei neocon americani. Erano un gruppo di trotzkisti inglesi. Il trotzkismo in Inghilterra è una cosa seria, non una roba da gruppettari. Un terzo dei sostenitori di Corbyn si definisce tale, per dire. Il gruppo di cui stiamo parlando ad un certo punto, diciamo tra anni Settanta ed Ottanta, ha cercato di incorporare dentro il proprio marxismo, il tema delle libertà individuali, incluse, con un certo anticipo sul resto della sinistra, quella delle libertà sessuali. Seguirne le evoluzioni diventa una cosa complicata, la voce di Wikipedia può sopperire.

Spiked, adesso, è una rivista che si legge via Internet, quindi gratuita. Che vi spedisce la newsletter tutte le settimane. E che ha un podcast, appunto. Che io trovo molto stimolante soprattutto nella critica serrata all’elitismo della sinistra intellettuale, secondo cui il popolo è sempre una massa di coglioni che deve essere educata e del corollario censorio, secondo cui ci sono posizioni a cui non si deve mai dare spazio. Io non sono completamente d’accordo con loro. Per esempio si sono gettati a sostenere il Brexit,  flirtando con il populismo. Ma ogni volta che ascolto questo podcast trovo sempre qualcosa di interessante. Forse perché ci siamo lasciati alle spalle delle comunità molto simili. Probabilmente la stessa. Ah, ci scrive Frank Furedi, secondo me uno dei sociologi di lingua inglese più intelligenti in circolazione.

 

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