Oggi ho passato il test su “Life in UK”. Una serie di domande a risposta chiusa che dovrebbero mostrare che io accetto i “valori inglesi”: democrazia, tolleranza, impegno con la comunità, legalità, cura dei familiari. Manca come vedete la voglia di lavorare.
Per prepararsi c’è un volumetto con le cose da sapere, per esempio il piatto nazionale dell’Ulster, quanto ha regnato la regina Vittoria e chi è l’inglese che ha inventato il world wide web. E, come per la patente, c’è un volumetto con le domande le risposte e pagina devi ripassare se hai sbagliato. Costo del test 50 sterline, se non lo passi paghi di nuovo e ne fai un altro, e puoi andare avanti all’infinito.
Posso immaginare l’irritazione degli illuministi lettori di sinistra nel vedere che quelli che sono valori universali qui vengono definiti valori inglesi. Un po’ mi ci incazzo anche io, tolleranza e legalità dovrebbero essere universali ed osservati in tutto il mondo. Ma il modo particolare in cui questi valori si combinano dipende da contesto a contesto. Per esempio legalità significa una cosa in Israele, dove i soldati possono rifiutarsi di obbedire a ordini contrari alla propria coscienza. E un’altra, probabilmente, in Francia.
Le domande sembravano fatte apposta per fare irritare i cattolici. Uno DEVE rispondere che la sconfitta dell’Invincible Armada è stata un progresso e che poter divorziare ed abortire sono diritti fondamentali.
Guardandomi intorno, tra le persone che come me facevano questo test, non ho visto alcuna traccia di questa famosa invasione islamica. L’unico musulmano che c’era era un tizio pakistano che non sembrava affatto un fondamentalista. Gli altri erano cinesi, indiani e soprattutto polacchi. Che c’è da chiedersi come mai stiano lasciando quel paradiso incontaminato di cattolicesimo woytiliano, per venire a vivere qua tra gli scismatici.
Detto questo, i timori di chi paventa una invasione islamica li capisco tutti. Intorno all’edificio dove si faceva questo test ci sono un sacco di negozi halal, donne con lo chador ecc. Ovvio che gli ebrei non sono proprio popolarissimi in questa parte di Londra. Ma nemmeno dove vivono immigrati polacchi. Penso al futuro e non vedo quello dei miei figli in questo Paese. Per fortuna hanno in tasca, come i loro genitori, il passaporto di Israele.
Quanto all’Italia mi e’ venuto in mente quando un bidello a Milano mi prese a male parole per il “cappello” che portavo quando gli chiesi una informazione dalle parti del Rettorato. Per fare questo test occorreva rimuovere il copricapo, “ma se è per ragioni religiose lo può tenere”, come mi ha detto l’impiegata, fredda ma cortese, di origine probabilmente nigeriana.
Bon. Adesso andiamo a cercare il certificato di laurea, o equipollente, che certifica che parlo inglese e poi mi chiameranno per giurare fedeltà alla Regina. O, per quaccheri ed ebrei, che per ragioni religiose non pronunciano giuramenti, “impegnarsi solennemente a seguire le leggi promulgate in suo nome”.
La Regina, sì. Il Capo della Chiesa di Inghilterra. Un cittadino inglese deve seguire leggi promulgate da una autorità religiosa E quando vi dicono che Stato ebraico e democratico sarebbe una contraddizione, perché coloblasti datteri supercazzole, basta ricordare come funzionano le cose nella più antica democrazia del mondo.
Non me ne stupisco: la richiesta di quella io l’ho vista una sola volta, in un’offerta di lavoro di una ditta del legno a Trento.